sabato 29 febbraio 2020

♥ Nonna

Cent'anni fa, in questi giorni, nasceva mia Nonna. 
L'unica che ho conosciuto.
E' lei che mi ha cresciuto, quando i miei genitori erano troppo impegnati a lavorare.
I primi anni vivevano ancora nella vecchia casa rosa, senza bagno in casa. Poi vendettero la vecchia casa, un po' di terreno e costruirono una nuova casa, a pochi metri da dove abitavo io.
Stavo più in quella nuova casa che con i miei. 

 Nonna era piccolina di statura e dalle forme generose, come si conviene ad un'ottima cuoca. E noi nipoti eravamo gli invitati speciali di quegli straordinari pranzi.
Per noi nipoti Nonna era la persona di riferimento, la figura centrale della nostra famiglia. Una famiglia creata da "rapporti femminili", quasi matriarcale, dove Nonna era madre di 4 sorelle, madri di noi nipoti.
Una figura gioiosamente autorevole, mai autoritaria, la sua casa il luogo in cui noi bambini eravamo il centro del mondo.
Poi i bambini sono diventati ragazzi e ragazze, con i primi batticuori, i primi amori, le storie sempre più serie...

Ma presentare l'amata (o l'amato) ai genitori non era il suggello definitivo, un amore diventava ufficiale quando lo si presentava alla Nonna. 
Per tanti anni è stata questa la regola: dopo la presentazione a Nonna, il matrimonio si stagliava all'orizzonte.
Io, il nipote prediletto, visto crescere giorno dopo giorno, sono stato il primo a infrangere questa regola non scritta.
Non ho sposato la prima ragazza che ho presentato a Nonna. (nemmeno la seconda e la terza...) Poi ci sono stati anche altri, ma la pietra dello scandalo sono stato io...
Quando invece ho conosciuto Pitulice, Nonna ci aveva lasciato già da qualche mese. Purtroppo.

Se frugo nei miei ricordi ce ne sono tanti che mi legano ai miei nonni. Tutti bellissimi, molti anche divertenti. 
Uno dei più divertenti risale all'inizio degli anni '90, quando i venditori porta a porta di origine africana erano ancora una rarità nel nostro paesello; ne vedo uno che mangia di gusto, sotto la veranda di mia Nonna, con lei che lo guarda con aria soddisfatta. 
La guardo con sguardo interrogativo, lei mi racconta che questo ragazzo  le aveva chiesto di comprare qualcosa perchè aveva fame. 
"hai fame? risolviamo subito!", in pochi secondi gli ha apparecchiato un tavolino e lo ha messo a mangiare...

Ha sempre portato una ventata di serenità la sua presenza nel mio mondo. E non solo nel mio.
Per questo l'ultima parte della sua vita è stata una sofferenza. 
Per lei. 
Per le quattro figlie e sorelle. 
E per noi dieci nipoti

Nel giorno del suo ultimo viaggio, noi nipoti non volevamo arrenderci agli ultimi brutti momenti
E frugavamo nei nostri ricordi, a colpi di "ti ricordi quando...", cercando le cose più belle. E ridevamo, in mezzo agli altri, mesti e silenziosi.
Ma era il nostro modo di onorare chi ci aveva voluto bene.

Come ultimo saluto, lessi una poesia.
Questa:
Andavo a ballare a Chandlerville,
e giocavo alle carte a Winchester.
Una volta ci cambiammo i cavalieri
ritornando in carrozza sotto la luna di giugno,
e così conobbi Davis.
Ci sposammo e vivemmo insieme settant’anni,
stando allegri, lavorando, allevando i dodici figli,
otto dei quali ci morirono,
prima che arrivassi a sessant’anni.
Filavo, tessevo, curavo la casa, vegliavo i malati,
coltivavo il giardino, e la festa
andavo a spasso per i campi dove cantavano le allodole,
e lungo lo Spoon raccogliendo tante conchiglie,
e tanti fiori ed erbe medicinali—
gridando alle colline boscose, cantando alle verdi vallate.
A novantasei anni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto,
e passai a un dolce riposo.
Cos’è questa storia che sento di dolori e stanchezza,
e ira, scontento e speranze fallite?
Figli e figlie degeneri,
la Vita è troppo forte per voi -
ci vuole vita per amare la Vita.
(Lucinda Matlock - Antologia di Spoon River)

Mi sembra che colga l'essenza di Nonna, l'aver vissuto con saggezza, vigore, poesia e allegria una vita apparentemente banale ma straordinaria nell'aver costruito una grande famiglia, ancora oggi quelle 4 sorelle, oramai antiche, pur distanti come età (quasi 16 anni), con cadenza bimensile, si ritagliano una giornata solo per loro, senza mariti ne figli.

E la casa nuova che avevano costruito i miei nonni, dove io sono cresciuto?
Oggi quella nuova casa (di allora) è la mia casa, dove crescono i miei cuccioli...

Mi ha sempre affascinato il termine anglosassone per indicare nonna:
GRANDMA
grande madre.
e Nonna lo era.

(in realtà gli anni ora sarebbero 106, queste righe sono state nel limbo per un po' di tempo...)

2 commenti:

  1. È bello il tuo raccontare di tua nonna. Profuma di cose buone, vita, mani operose e schiette. Anche la poesia che hai scelto va dritta al cuore. Hanno ragione le quattro sorelle a destinarsi un giorno e a tener vivi i legami che lei ha saputo intessere. Perché, alla fine, tra le poche cose che possono essere lasciate alla fine del proprio corso terreno, la memoria e i legami meritano di essere tenuti vivi.

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  2. Se le sensazioni che lascia questo ricordo sono quelle che hai descritto, beh, sono felice di aver raggiunto lo scopo...

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