lo sguardo triste, anche un po' arrabbiato.
Siamo arrivati alla spicciolata,
per un ultimo saluto al nostro amico Daniele.
Siamo arrivati alla spicciolata,
ma c'eravamo quasi tutti;
ci sentiamo eterni ragazzi,
ma oramai siamo alla soglia del mezzo secolo.
Sembra ieri che cazzeggiavamo nel bar gestito da Daniele e da suo fratello.
Suo fratello, un bambino mai cresciuto, racchiuso dentro un omone di oltre un quintale, con i capelli brizzolati.
Suo fratello, che si aggira tra le persone che lo abbracciano, con lo sguardo perso, ripetendo quelle due/tre frasi di circostanza, che nascondono la paura, l'incertezza del domani senza Daniele.
Il bar di Daniele e suo fratello, quasi una seconda casa per noi, quasi vent'anni fa; bei momenti, gli ultimi prima della malattia.
...voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi
voglio pensare che ancora mi ascolti e come allora sorridi...
Abbiamo trovato sollievo nei ricordi.
Come i vecchi.
Ma il più "arrabbiato" è Chicco, troppe volte le malattie gli hanno portato via le persone a cui voleva bene: il papà quando era poco più di un ragazzo, una sorella, la mamma da poco tempo...
E' triste perdere un genitore quando si è giovani ma credo sia devastante invece seppellire un figlio... E il babbo di Daniele sembra ancora più minuto, ingobbito dal peso di quel terribile peso.
Piove.
Quasi una mescolanza tra le nostre lacrime e quelle del cielo.
E c'è anche un bambino, color cioccolata, che non avrà ricordi di quel babbo, ma solo immagini e racconti di altri.
Il rito è oramai finito.
Le condoglianze di rito, un abbraccio fraterno al fratello di Daniele, così grande e grosso ma così indifeso.
Sento il figlio di Daniele che dice alla mamma: "Andiamo a casa che sono stanco ed è freddo"
Sì, hai ragione, andiamo a casa
che è tardi.
forse anche per noi.