Mi fa strano vederlo abbandonato su una sedia, come una vecchia giacca.
Ma è solo un attimo, eppoi ritorna composto, con i suoi occhi fiammeggianti.
Non è la prima volta che affronta una sfida, lo ha fatto tante volte...
Ma questa sarà diversa, quel corpo che lo ha portato in giro per il mondo sarà la sua prigione, quella determinazione feroce sarà il suo limite.
E ancora una volta ci siamo trovati a un bivio, una strada per (re)incontrarci, una strada per allontanarci.
E ancora una volta ha scelto lui. Che strano, conosce il mondo ma non conosce suo figlio...
Sorrido tra me e me, se cerco un ricordo che mi lega a lui, non ne trovo...
Vorrei un ricordo per cullarmi. O per impiccarmi.
Quando pensavo a un titolo per questo post, mi è venuto in mente lettera a un padre mai nato, con ovvia ispirazione al libro della Fallaci.
E per certi versi è così. Credo che il padre sia un ruolo che non gli si addice ma 50 anni fa c'era un percorso tracciato: sposarsi per uscire di casa, comprare casa, avere uno (o due) figli, il lavorare 30 anni nella stessa azienda...
Se fosse giovane adulto adesso penso che inseguirebbe i suoi sogni con ancora più determinazione e più libertà. E forse sarebbe anche meglio.
Peccato che invece la situazione non è così.
Andremo avanti, per non troppo tempo, e avrò la sensazione di aver perso un'altra occasione.
Una delle ultime.
Purtroppo. O per fortuna.