Credo che una delle che differenzia la mia generazione e quella dei miei figli sia la percezione del tempo.
A noi, da piccoli ci hanno insegnato il valore del passato, del rispetto per l'esperienza, la storia (appunto il passato) degli anziani o degli adulti.
Ma si dava anche una grande valenza al futuro (quando sarai grande...), molte cose, molte scelte, venivano fatte in funzione del futuro. E tutto ciò, spesso, a scapito del presente.
Agli adolescenti di oggi, il passato non interessa, in un mondo che cambia così vorticosamente, l'esperienza degli adulti, spesso è obsoleta.
Le tracce delle storie non sono più significative in un mondo dove le STORIES durano un giorno....
Ma ho l'impressione che in queste contingenze così incerte, il futuro appaia molto nebuloso, quasi impalpabile.
E quindi cosa rimane? Solo il presente.
Un presente da aggredire, da assaporare quasi ferocemente.
E diventa difficile capirsi quando si ha una concezione del tempo così diversa.
E' come se parlassimo due lingue diverse.
E io sto cercando di capire la tua.
Anche se non è facile...
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