colonna sonora consigliata
Mi perdonerete se torno (a bocce ferme) sulla marcia per la vita del 13 maggio.
E’ che ho avuto uno “scambio” di opinioni sul tema, e le riflessioni che ne sono scaturite mi sembravano interessanti.
Come ho accennato più volte, sono cresciuto all’ombra del Campanile, per cui per formazione dovrei essere antiabortista.
E infatti lo sono stato, e per certi versi, lo sono ancora. Con molti “se” e molti “ma”.
Quello che soprattutto non mi piace dei “marciatori per la vita” è l’impostazione che danno al problema.
Innanzi tutto un uomo deve essere molto accorto a parlare di aborto, di una cosa di cui non sa niente di più del sentito dire, può avere un coinvolgimento emotivo ma è poco in confronto al coinvolgimento totale della donna.
In secondo luogo nessuno sano di mente può essere a favore dell’aborto; prima della legge 194 che lo ha reso legale non è che non c’erano aborti. C’erano ed erano clandestini. Ed erano molto pericolosi per la salute della donna. La legge 194 non ha creato gli aborti, li ha resi un poco più sicuri. Si chiama semplicemente “riduzione del danno”.
Come ci ha insegnato Leo Longanesi, mai appoggiarsi ai principi, potrebbero piegarsi. I principi sono una bella cosa ma a volte la vita va da un'altra parte. Sono stato vicino ad Alice, una mia amica che si è trovata a dover affrontare la difficile decisione di abortire. E qualcosina ho cercato di capire, come la spaventosa solitudine di Alice, non voleva/poteva parlare con i genitori o con il fratello, che sapeva pronti a giudicarla, e nemmeno poteva fare affidamento sul futuro, possibile padre.
Alice mi ha fatto capire la decisione di porre fine ad una gravidanza non era la scelta migliore, quella che fai quando sai di aver ragione, di essere nel giusto, ma è il meno peggio che potesse decidere. E questo rende la decisione ancora più sofferta e tragica. Non potevo accompagnarla, ma lo avrei fatto. Sono stato con lei tutta la sera prima, le ho tenuto la mano, ho cercato di capirla e di appoggiarla nella sua decisione. E sono orgoglioso di averlo fatto.
Sono quasi tutte scelte disperate, difficili. Eppoi c’è qualcuna che, con apparente noncuranza (tutta da verificare…) usa l’aborto come mezzo anticoncezionale. Ma non è sbagliato lo strumento, ma l’uso che se ne fa…. La dinamite fu inventata per alleggerire il lavoro in cava e in miniera, ma poi viene usata per fabbricare le bombe… e allora, vietiamo al dinamite?
Ma la cosa che mi manda più in bestia dei “marcianti per la vita” è che non capiscono ( o non vogliono capire ) la differenza tra il concetto di DIRITTO e DOVERE, eppure mi sembra semplice: Diritto è una possibilità che si ha di cui si può liberamente decidere se usufruirne o meno; il Dovere è un obbligo. Che non ammette repliche.
La legge 194 da il diritto di interrompere una gravidanza, non ne sancisce il dovere. Se voi “marcianti” siete contrari, liberissimi. NON usufruite di questa possibilità e amici come prima.
Ma perché lo dovete impedire anche agli altri? Perché dovete imporre il vostro punto di vista? Se voi avete il cuore grande, che riuscite a trovare conforto per andare avanti in situazioni difficili in cui altri invece si arrendono, meglio per voi, vi ammiro.
Ma dovete avere rispetto e comprensione per chi è più debole, per chi è più solo.
Si chiama pietà, Cristiana.
Ma forse lo avete dimenticato…