domenica 16 gennaio 2011

♠ Praga, 16 gennaio 1969

Nel cimitero del mio paese, nel monumento principale, c’è una lapide che ricorda il sacrificio di un ragazzo russo, che si era unito ai partigiani ed è morto in questa zona.
La lapide recita più o meno così: a tutti quelli che hanno sacrificato la vita per una idea, e per la libertà di professarla.
A Praga, in piazza San Venceslao, il 16 gennaio 1969, Jan Palach si diede fuoco, come estremo gesto di protesta contro al dura repressione sovietica a seguito della “primavera di Praga”;  dopo di lui altri studenti seguirono il suo esempio.
C’è qualcosa di tragico, epico, drammatico in chi compie un gesto di protesta cosi definitivo, sia che sia uno studente cecoslovacco, un monaco buddista vietnamita, o il lasciarsi morire di fame dei nordirlandesi. E’ un gesto che merita rispetto e che scuote le coscienze….
 
Ho avuto al fortuna di andare a Praga nel 1990 (o  giù di lì), e mi sono trovato a passeggiare per piazza San Venceslao. Conoscevo la storia di Jan Palach  (anche grazie a Guccini) ma non ero pronto a vedere quello che c’era.
Piazza San Venceslao più che una piazza è un vialone (tipo le ramblas di Barcellona per intenderci); circa a metà c’era una fioriera con un diametro di circa un metro, simile a tutte le altre.  Ma questa non conteneva fiori. Mi sono avvicinato per vedere meglio:
All’interno di questa fioriera c’erano le foto di alcuni degli studenti che si erano immolati, dentro a una bustina trasparente, fissata su un fil di ferro piantato nel terreno;  qualche fiore, portato da una ignota mano, messo in un paio di barattoli da fagioli vuoti. Attorno, lungo tutto il bordo della fioriera, uno strato di circa venti centimetri di cera, di mille colori, lasciata dalle candele accese per ricordare quei martiri….
Sono passati vent’anni ma l’emozione è ancora fortissima nel raccontarlo.
L’interprete mi raccontò che di notte si andava a portare i fiori e accendere le candele perché le guardie chiudevano un occhio, ma di giorno era tassativamente proibito anche solo fermarsi un attimo lì…..
 
Ho lasciato un pezzetto di cuore a Praga, anche perché ho avuto la fortuna di esserci in un momento particolare. Erano passati pochi mesi dalla rivoluzione di velluto, Havel era appena diventato presidente.
C’era un’atmosfera strana, come i primi giorni di sole dopo un lungo inverno. Si respirava nell’aria, si vedeva nei volti delle persone la voglia di aprirsi al mondo, di sentirsi liberi, di riassaporare la propria dignità.  Questo mi ha colpito dei Praghesi: la loro dignità.
Vestivano abiti consunti, ma puliti, ordinati.  E’ difficile descrivere quelle sensazioni: la sensazione di un mondo che sta cambiando, sta sbocciando..
L’interprete che mi chiedeva se gli potevo regalare il giornale italiano dopo che l’avevo letto….
Le ragazze (bellissime) che sorridevano ma anche arrossivano per un nonnulla.
E la birra…. E l’ospitalità….
Sì, ho lasciato un pezzetto di cuore a Praga.
 
Dopo qualche anno ci è andato un mio cugino. Quando ci siamo visti ne abbiamo parlato.
Abbiamo parlato del ponte di Carlo, della Torre dell’Orologio….
Gli ho chiesto del negozio di articoli russi dietro la torre dell’orologio, dei vecchi tram gialli sferrazzanti…
All’improvviso mio cugino mi ha stoppato e mi ha detto:



  • Non andare mai più a Praga.


  • Perché? – gli ho chiesto.


  • Perché la Praga che hai visto tu non esiste più. E’ piena di cartelloni pubblicitari, anche gli stessi tram non sono più gialli ma sono del colore di uno sponsor. E’ diventata una città occidentale…. Non rovinare il bel ricordo che porti nel tuo cuore….


 
Non so se ritornerò mai a Praga.
Ma in quella Praga che ho “respirato” ho lasciato un pezzetto di cuore……
 

2 commenti:

  1. io ci sono stata 2 volte, in gita nel 2000 e ho bissato nel 2002. Ha sempre il suo fascino ma in effetti è una grande città da vacanza come altre. I negozi di roba russa ci sono ancora ma credo siano considerati tipo quelli di souvenir che puoi trovare anche a Venezia per dire.. Triste.
    Io penso sempre che qualcosa alla mia nascita sia andato male. non dovevo nascere nel 1981 ma forse nel 1940 o giù di lì, ora sarei anziana vero ma avrei vissuto le cose più significative della storia (e avrei la pensione, cosa che temo non avrò in futuro!!). Mah!

    Se ti capita cerca su youtube la canzone TATRANKY degli OfflagaDiscoPax... Parla proprio di Praga e mi fa riflettere tanto ad ogni ascolto!

    Grazie per gli auguri a Fidanzato!

    A presto

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  2. E' una riflessione che anch'io ho fatto spesso.
    Mio padre è del 1940, e anch'io sono convinto che la sua sia stata la generazione più fortunata.
    E' partita dal niente, nascendo in periodo di guerra,   ma è sempre stata accompagnata dalla sensazione che il domani sarebbe stato migliore di oggi... gli anni '50, il boom economico degli anni '60, e via andare...
    E la certezza che dopo 35 anni di onorato servizio, il meritato riposo con una pensione dignitosa.
    Noi abbiamo perso la fiducia nel futuro, non abbiamo più la sensazione che il domani sarà migliore....
    Se io dovessi scegliere il periodo di nascita sceglierei 10 anni prima (intorno al 1955 per intenderci) per poter vivere da giovane la fine degli anni 60/inizio degli anni '70.
    Quello che, secondo me, è stato il periodo più creativo, su cui campiamo ancora....
    credo che appena possibile dedicherò un post a questo argomento.

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