giovedì 27 gennaio 2011

♠ Il giorno della Memoria

Oggi si celebra il giorno della Memoria.  Spesso ho preso spunto dalle ricorrenze del giorno per imbastire un post.
Non farlo oggi mi sembrerebbe strano. Ma non è facile scrivere qualcosa senza cadere nella retorica, nei luoghi comuni o scrivere qualcosa di già detto.
Per mia fortuna non ho storie di famiglia che hanno a che fare con la Shoah. E allora?
Allora racconto due storielle perché credo che il giorno della Memoria sia ben vissuto se attualizzato, e non solo un ricordare un ieri bestiale.
 
Ho visto ieri sera “ Ausmerzen “, un monologo  di Marco Paolini, che, con il suo stile impareggiabile ha tratteggiato una pagina oscura della Shoah, le prove generali dello sterminio eseguite nei manicomi.
Tra i vari frammenti proposti ce n’era uno che riguardava  un ragazzo,  probabilmente iperattivo che, divenuto orfano,  abituato a vivere di espedienti esce dai canoni di comportamento e viene rinchiuso in un manicomio con quello che ne segue.
Mentre scorrevano le immagini ho avuto una stretta al cuore. Pochi giorni fa parlavo con un mio caro amico che ha un bimbo di 3 anni, vispo, furbetto, simpatico, ma con un deciso ritardo nel linguaggio. La logopedista che ha cominciato a seguirlo ha tratteggiato un quadro fosco sull’effettiva capacità intellettuale del bimbo e ne ha richiesto una visita da uno psicologo pediatrico. Supponiamo che la logopedista abbia preso una cantonata: oggi ce la caviamo con un consulto con un altro medico; allora quell’errore sarebbe stato una sentenza di morte.
 
Ho sempre pensato che il razzismo fosse una questione di cattiva educazione. In altre parole, ritenevo che la coscienza di un bambino fosse un foglio bianco che veniva colorato, riempito da quanto respirato nell’ambiente circostante: in una casa in cui il padre (e la madre) si lasciavano andare a commenti degrinatori o razzisti, il bimbo non poteva che esserne influenzato.
Non sono più così convinto. C’è un bimbo, figlio di una coppia mista, con la mamma che ha subito qualche sgarbo a causa dell’essere straniera. Non ci sono mai stati da parte dei suoi genitori commenti a sfondo razzista. Anzi. Sono gentili con chi vende calzini ai parcheggi dei centri commerciali, o ti vuole lavare il vetro ai semafori.
E allora perché questo bimbo non vuole giocare con la sua compagna di sezione, perché ha la pelle di un altro colore?
E allora, forse, devo ribaltare la riflessione:  Non è il razzismo una questione di cattiva educazione ma, al contrario, è la tolleranza il frutto di un enorme sforzo di educazione al rispetto
 
Mentre scrivevo, a proposito di tolleranza e pietà, mi è tornata in mente un vecchia canzone.
Questa:
 



 
…ma essi non sapevano che la pietà era morta…

1 commento:

  1. ''non è facile scrivere qualcosa senza cadere nella retorica, nei luoghi comuni o scrivere qualcosa di già detto.''

    Verissimo,ed e' anche per questo che non sopporto il ripetersi ogni anno della stessa pappardella strappalacrime.
    Quello che e' successo lo sanno tutti,ricordarlo e' giusto,ma tante altre tragedie non vengono ricordate (anzi,vengono taciute) mentre dell'olocausto e' sempre il giorno giusto per parlarne.


    MAN U fan

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