sabato 8 dicembre 2012

♥ il mio personale “ what if..”


Una delle serie più interessanti e particolari ( e per fortuna non troppo sfruttata! ) della Marvel  è la serie “What if” , traducibile come “ e se…”.
In questa serie vengono proposte storie alternative come ad esempio “E se i Fantastici Quattro non avessero avuto i superpoteri? “ oppure “ E se lo zio Ben (di Peter Parker) non fosse morto? “….
Qualche giorno fa  ho vissuto una sorta di “what if” personale.
Sono in ufficio. Suona il telefono. Rispondo; dall’altra parte una voce molto cordiale:
“Lopo, proprio te!, finalmente ti ho trovato! Come va? Ma hai capito chi sono?”
Ma certo che mi ricordo: Giovanni.

Io e Giovanni siamo quasi coetanei e abbiamo iniziato a lavorare nella stessa azienda,  a poche settimane di distanza, poco più che ventenni, un (bel) po’ di anni fa….
Abbiamo sempre avuto un buon rapporto, collaborativo, cordiale , un po’ di simpatia  reciproca, che non guasta.
Abbiamo lavorato insieme 5 o 6 anni, poi Giovanni ha deciso di cercare fortune in altre aziende, per cui ci siamo un persi di vista.

“Bisogna che ci incontriamo, che dobbiamo parlare” mi fa Giovanni “ tra qualche giorno vengo a Forlì e andiamo a pranzo assieme!”
E’ di parola, e non avevo dubbi. Dove andiamo a mangiare? E ovvio: nel ristorante dove abbiamo mangiato per tanti anni, quando lavoravamo insieme…
Il padrone del ristorante è ancora lui, solo lievemente invecchiato. Ci riconosce subito,  e ci si fa incontro con un ampio sorriso…
Ci sediamo e cominciamo ad aggiornarci reciprocamente sugli anni passati, sulla carriera professionale e sugli sviluppi familiari
Per Giovanni, andare via dall’azienda dove ci siamo conosciuti sembrava un azzardo, ma dopo la prima (provvisoria) sistemazione, ha trovato una azienda dove è potuto crescere professionalmente diventando capocantiere, poi nel tempo capocommessa, per poi passare al commerciale….Ed ora da un annetto fa parte di un grosso gruppo, sempre come commerciale.
E io?  Io invece sono rimasto in quell’azienda per quasi vent’anni, facendola diventare una specie di seconda casa, andandomene solo quando non ho visto più un futuro dell’azienda (non NELL’azienda…).  Sono poi andato in una azienda più piccola, che però (a parole) voleva diventare grandina; ma non tutte le anime remavano dalla stessa parte, per cui quando ne ho avuto l’occasione ho cambiato azienda, quella attuale, sempre piccola….
Giovanni, nel suo nuovo ruolo cerca dei nuovi fornitori, meglio se partner,  e si è ricordato di un antico collega, con cui c’era collaborazione e stima reciproca…

Sentire i racconti di Giovanni, di quella che è la sua quotidianità, di viaggi nel norditalia in grosse commesse sull’ordine di qualche milione di Euro, mi ha fatto vedere quella che poteva essere anche la mia carriera. E non è stata.
Non c’è invidia nelle mie parole.  Non mi appartiene l’invidia. Giovanni ha sicuramente lavorato duro per  ottenere quei risultati; attorno ai 30 anni, quando è il momento di spiccare il volo,  una zampata del drago mi ha fatto rotolare a terra.

E’ solo un semplice “what if”.

Non ci sono rimpianti nelle mie riflessioni.
Non rimpiango nulla di ciò che stato.
Che non vuol dire che non ho fatto mai errori,  o che oggi, col senno di poi, non prenderei decisioni diverse.
Semplicemente non rimpiango le decisioni (rivelatesi) sbagliate.
Se in un determinato momento ho preso ( o non ho preso…) una decisone, un motivo c’era:
O mi sembrava la cosa migliore.
O mi sembra la cosa meno peggiore.
Oppure (pensavo che) non avevo scelta.

2 commenti:

  1. Sembra la rappresentazione perfetta di un esempio riguardo a ciò che ho scritto nel mio ultimo post. Ciò che penso io è che non c'è nulla di cui pentirsi se quando lo hai fatto eri felice. E poi dovresti ricordarti di essere un po' più orgoglioso della bellissima persona che sei.

    Dolce notte.

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