Una delle serie più interessanti e
particolari ( e per fortuna non troppo sfruttata! ) della Marvel è la serie “What if” , traducibile come “ e
se…”.
In questa serie vengono proposte
storie alternative come ad esempio “E se i Fantastici Quattro non avessero
avuto i superpoteri? “ oppure “ E se lo zio Ben (di Peter Parker) non fosse
morto? “….
Qualche giorno fa ho vissuto una sorta di “what if” personale.
Sono in ufficio. Suona il telefono.
Rispondo; dall’altra parte una voce molto cordiale:
“Lopo, proprio te!, finalmente ti ho
trovato! Come va? Ma hai capito chi sono?”
Ma certo che mi ricordo: Giovanni.
Io e Giovanni siamo quasi coetanei e
abbiamo iniziato a lavorare nella stessa azienda, a poche settimane di distanza, poco più che
ventenni, un (bel) po’ di anni fa….
Abbiamo sempre avuto un buon
rapporto, collaborativo, cordiale , un po’ di simpatia reciproca, che non guasta.
Abbiamo lavorato insieme 5 o 6 anni,
poi Giovanni ha deciso di cercare fortune in altre aziende, per cui ci siamo un
persi di vista.
“Bisogna che ci incontriamo, che
dobbiamo parlare” mi fa Giovanni “ tra qualche giorno vengo a Forlì e andiamo a
pranzo assieme!”
E’ di parola, e non avevo dubbi.
Dove andiamo a mangiare? E ovvio: nel ristorante dove abbiamo mangiato per
tanti anni, quando lavoravamo insieme…
Il padrone del ristorante è ancora
lui, solo lievemente invecchiato. Ci riconosce subito, e ci si fa incontro con un ampio sorriso…
Ci sediamo e cominciamo ad
aggiornarci reciprocamente sugli anni passati, sulla carriera professionale e
sugli sviluppi familiari
Per Giovanni, andare via
dall’azienda dove ci siamo conosciuti sembrava un azzardo, ma dopo la prima
(provvisoria) sistemazione, ha trovato una azienda dove è potuto crescere
professionalmente diventando capocantiere, poi nel tempo capocommessa, per poi
passare al commerciale….Ed ora da un annetto fa parte di un grosso gruppo,
sempre come commerciale.
E io? Io invece sono rimasto in quell’azienda per
quasi vent’anni, facendola diventare una specie di seconda casa, andandomene
solo quando non ho visto più un futuro dell’azienda (non NELL’azienda…). Sono poi andato in una azienda più piccola,
che però (a parole) voleva diventare grandina; ma non tutte le anime remavano
dalla stessa parte, per cui quando ne ho avuto l’occasione ho cambiato azienda,
quella attuale, sempre piccola….
Giovanni, nel suo nuovo ruolo cerca
dei nuovi fornitori, meglio se partner,
e si è ricordato di un antico collega, con cui c’era collaborazione e
stima reciproca…
Sentire i racconti di Giovanni, di
quella che è la sua quotidianità, di viaggi nel norditalia in grosse commesse
sull’ordine di qualche milione di Euro, mi ha fatto vedere quella che poteva
essere anche la mia carriera. E non è stata.
Non c’è invidia nelle mie
parole. Non mi appartiene l’invidia.
Giovanni ha sicuramente lavorato duro per
ottenere quei risultati; attorno ai 30 anni, quando è il momento di
spiccare il volo, una zampata del drago
mi ha fatto rotolare a terra.
E’ solo un semplice “what if”.
Non ci sono rimpianti nelle mie
riflessioni.
Non rimpiango nulla di ciò che
stato.
Che non vuol dire che non ho fatto
mai errori, o che oggi, col senno di
poi, non prenderei decisioni diverse.
Semplicemente non rimpiango le
decisioni (rivelatesi) sbagliate.
Se in un determinato momento ho
preso ( o non ho preso…) una decisone, un motivo c’era:
O mi
sembrava la cosa migliore.
O mi
sembra la cosa meno peggiore.
Oppure (pensavo
che) non avevo scelta.
Sembra la rappresentazione perfetta di un esempio riguardo a ciò che ho scritto nel mio ultimo post. Ciò che penso io è che non c'è nulla di cui pentirsi se quando lo hai fatto eri felice. E poi dovresti ricordarti di essere un po' più orgoglioso della bellissima persona che sei.
RispondiEliminaDolce notte.
Grazie.
RispondiEliminaDolce notte anche a te.