Ha ispirato il nome di questo blog, per esempio....
in questa giornata mi sono trovato più di una volta a tentare di metter in fila qualche pensiero per scrivere un post degno di questo nome, ma mi sono accorto che i miei pensieri li avevo già espressi in 2 occasioni: all'inizio di questa avventura e poco dopo (son passati 7 anni nel frattempo...)
Che dire allora? poco da aggiungere a quello che ho scritto nelle precedenti occasioni.....
Nel frattempo c'è stato il tour mondiale di Waters e, nel luglio del 2013, a Padova, io c'ero (sempre in compagnia del cattivo Maestro). L'organizzazione tutt'altro che impeccabile ma un sontuoso concerto...
Prima dell'inizio del concerto Waters è uscito sul palco a salutare il pubblico, sorridente.
Mi ha colpito, questo suo essere rilassato, sicuramente deve essere una soddisfazione girare il mondo, e trovare sempre un sacco di persone che vogliono ascoltare le tue canzoni.
Ma se penso che la leggenda narra che the Wall è nato (anche) a causa di una lite con uno spettatore in Canada.....
A questo tour mondiale ne è seguito un docufilm, che ovviamente ho acquistato per avere un'altra versione di questo album.
La mia preferita rimane comunque quella del film (che incidentalmente sto ascoltando adesso mentre scrivo...)
Il film. un vero pugno nello stomaco per me, diciassettenne, vedere molte mie inquietudini così ben delineate... e come scrivevo qualche tempo fa ...
Quella sera diedi addio alla spensierata fanciullezza e capii che il mondo degli adulti era tutt'altro che rose e fiori, ma una battaglia quotidiana.
Nel tempo comunque la concezione Watersiana del muro si è un po' spostata; se nel disco è legata alla difficoltà di Pink di avere rapporti con le altre persone con la condanna finale all'abbattimento del muro e di essere messo di fronte ai propri simili, gli ultimi concerti ed interpretazioni tendono più a una visione politica, il muro non è solo mentale ma riguarda le divisioni tra gli stati e il muro in qualche caso, purtroppo, è anche fisico.
Io comunque rimango legato alla versione più intimista, alla difficoltà quotidiana di essere se stessi.
Confesso che rispetto a sette o nove anni fa sono (se possibile) più disincantato, mi è sempre più difficile fare (o aver voglia di fare) quattro passi fuori dal mio muro.
A volte rimango in attesa dietro al muro
Sitting in a bunker here behind my wall
A volte sento il bisogno di stare da solo
In perfect isolation here behind my wall
Ma se a volte sento il bisogno di essere qui, a scrivere
non tutto è perduto.
Post appena sufficiente.
RispondiEliminaPuoi fare di meglio, vecchio mio...
Ognuno erige il suo muro, ognuno si mette di vedetta e esce dal suo perimetro di solitudine sicura in poche occasioni. Soprattutto gli animi contemplativi, di cui faccio anche io parte. Ma d'ora in poi ho deciso di accettare il rischio di espormi più spesso, il tempo fugge e non ho voglia più di star chiusa qui dentro.
RispondiEliminaanimi contemplativi... bella definizione!
RispondiEliminaE' interessante che dalla stessa considerazione del tempo che fugge derivino due visioni diverse:
tu che scegli di fare esperienze nuove, io che scelgo di approfondire quelle che ho tendenzialmente isolandomi.
ma alla fine lo scopo è lo stesso, cercare di fare cose che ci diano la sensazione di non buttare via del tempo...
Già, lo scopo è esattamente lo stesso.
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