Note emotive di un percorso quotidiano ♥ Genti e sentimenti ♦ Comics, cartoon & music ♣ il calcio (come ricostituente) ♠ il sociale (e l’antisociale)
giovedì 27 gennaio 2011
♠ (un libro per) Il giorno della Memoria
" L' amico ritrovato "
di Fred Uhlman
♠ Il giorno della Memoria
Non farlo oggi mi sembrerebbe strano. Ma non è facile scrivere qualcosa senza cadere nella retorica, nei luoghi comuni o scrivere qualcosa di già detto.
Per mia fortuna non ho storie di famiglia che hanno a che fare con la Shoah. E allora?
Allora racconto due storielle perché credo che il giorno della Memoria sia ben vissuto se attualizzato, e non solo un ricordare un ieri bestiale.
Ho visto ieri sera “ Ausmerzen “, un monologo di Marco Paolini, che, con il suo stile impareggiabile ha tratteggiato una pagina oscura della Shoah, le prove generali dello sterminio eseguite nei manicomi.
Tra i vari frammenti proposti ce n’era uno che riguardava un ragazzo, probabilmente iperattivo che, divenuto orfano, abituato a vivere di espedienti esce dai canoni di comportamento e viene rinchiuso in un manicomio con quello che ne segue.
Mentre scorrevano le immagini ho avuto una stretta al cuore. Pochi giorni fa parlavo con un mio caro amico che ha un bimbo di 3 anni, vispo, furbetto, simpatico, ma con un deciso ritardo nel linguaggio. La logopedista che ha cominciato a seguirlo ha tratteggiato un quadro fosco sull’effettiva capacità intellettuale del bimbo e ne ha richiesto una visita da uno psicologo pediatrico. Supponiamo che la logopedista abbia preso una cantonata: oggi ce la caviamo con un consulto con un altro medico; allora quell’errore sarebbe stato una sentenza di morte.
Ho sempre pensato che il razzismo fosse una questione di cattiva educazione. In altre parole, ritenevo che la coscienza di un bambino fosse un foglio bianco che veniva colorato, riempito da quanto respirato nell’ambiente circostante: in una casa in cui il padre (e la madre) si lasciavano andare a commenti degrinatori o razzisti, il bimbo non poteva che esserne influenzato.
Non sono più così convinto. C’è un bimbo, figlio di una coppia mista, con la mamma che ha subito qualche sgarbo a causa dell’essere straniera. Non ci sono mai stati da parte dei suoi genitori commenti a sfondo razzista. Anzi. Sono gentili con chi vende calzini ai parcheggi dei centri commerciali, o ti vuole lavare il vetro ai semafori.
E allora perché questo bimbo non vuole giocare con la sua compagna di sezione, perché ha la pelle di un altro colore?
E allora, forse, devo ribaltare la riflessione: Non è il razzismo una questione di cattiva educazione ma, al contrario, è la tolleranza il frutto di un enorme sforzo di educazione al rispetto
Mentre scrivevo, a proposito di tolleranza e pietà, mi è tornata in mente un vecchia canzone.
Questa:
…ma essi non sapevano che la pietà era morta…
mercoledì 26 gennaio 2011
♣ i mandarini e il mago
Ieri sera sono rimasto incollato alla TV per una partita di campionato di calcio inglese. Non è mia abitudine commentare singole partite sul blog, ma questa mi ha scaldato il cuore, mi ha emozionato, per cui ve ne parlo.
Innazitutto l'avversario del “mio” Manchester United: il Blackpool. Il Blackpool è una squadra storica, che ha avuto il suo momento migliore negli anni '50, dove il suo giocatore era sir Stanley Matthews(*). Negli ultimi anni, un giovane, brillante allenatore, Ian Holloway, l'ha riportata ai vecchi fasti ritornando, in questa stagione, in premier League.
E poi lo stadio, Bloomfield Road, un piccolo gioiellino da soli 16000 posti, con il pubblico quasi sul campo, tanti bambini allo stadio, insomma una bella cornice, come solo l'Inghilterra sa regalare....
E quindi la partita. Sembra l'ennesima riedizione di Davide contro Golia che, spesso, la terra di albione ci regala. I Tangerines (mandarini), nickname dei giocatori del Blackpool, sono meritatamente in vantaggio per 2-0 alla fine del primo tempo.
Bella squadra il Blackpool, messa bene in campo, giustamente motivata. Non ci ha capito molto invece lo United.
Invece nel scondo tempo tutto cambia. Nello United entra in campo Giggs, il mago gallese.
Questo ragazzo di 37 anni e spiccioli, lotta, corre, impreca, dirige, prende per mano lo United e si comincia a risalire la china.
Il mago gallese incomincia a sbucciare tutti i “mandarini”. A metà del secondo tempo, nel giro di qualche minuto il pareggio è cosa fatta: 2-2. Il gol del pareggio è meraviglioso, Rinvio del portiere, controllo e lancio millimetrico di Giggs, Hernandez solo davanti al portiere; Gol.
Per il Blackpool è finita. E' stanco, ferito. E lo United in queste situazioni si esalta, diventa feroce come uno squalo che sente il sangue della vittima predestinata...
E infatti, a pochi minuti dalla fine, colpisce.
Risultato finale: Blackpool 2 – Manchester United 3. Lo United non molla mai. Fino alla fine.
E anche noi non dovremmo mollare mai. Fino alla fine.
Di seguito gli highlights del match. Purtroppo non si apprezza il gesto di Giggs, ma ci sono delle belle immagini dei bimbi, del pubblico. Merita solo per questo:
(clicca per vedere....)
(*) sir Stanley Matthews meriterebbe un post solo per lui. Nato nel 1915 è considerato una della ali destre più forte di tutti i tempi. Nonostante la sua carriera fosse interrotta dalla seconda guerra mondiale, ebbe tutto il modo di rifarsi. Giocò nella nazionale inglese fino a 42 anni (record imbattuto), Fu premiato con il pallone d'oro (come miglior giocatore continentale) nel 1956, a 41 anni. Giocò l'ultima partita nella massima divisione inglese a 50 anni compiuti ( altro record imbattuto...).
Curiosamente, nonostante la lunga carriera, vinse un solo trofeo di club: la Coppa d'Inghilterra del 1953. Dopo aver perso in finale nel 1948 e nel 1951, Matthews la vinse nel 53 con una prestazione straordinaria portando il Blackpool a vincere 4-3 (contro il Bolton) dopo che stava perdendo 1-3 ! Tutta l'Inghilterra faceva il tifo per lui....
in costruzione
venerdì 21 gennaio 2011
♠ ... Piccole notizie ( II ) ....
C'è un'altra piccola notizia che si fatica trovare sui giornali e, men che meno, sui telegiornali.
Anche perché, in questo momento, forse è meglio tacerla.
Da qualche parte nel mondo c'è un presidente che si è dovuto dimettere per uno scandalo di carattere sessuale, ha dovuto subire un processo, è stato condannato, ed è stato criticato dai giudici per l'atteggiamento menzognero tenuto durante il processo.
Tranquilli, non è un tuffo nel futuro. Il paese dove è successo questo non è l'Italia.
Il paese dove è successo tutto questo è Israele, e il presidente in questione si chiama Moshe Katsav.
Ho sentito un'intervista ad un giornalista israeliano: raccontava che il sentimento che si provava era un misto tra vergogna e orgoglio.
Vergogna per uno stato che porta al posto più alto una persona una persona così bieca.
Orgoglio per uno stato che ha saputo capire l'errore e portare in tribunale e condannare una persona così bieca.
Come mai questa notizia non ha avuto risalto? In fin dei conti non capita spesso (in una democrazia) che l'ex capo di stato finisca in prigione.
Un politico di lungo corso come Andreotti disse che pensare male si commette peccato, ma spesso ci si azzecca.
Mi sa che sto peccando....
giovedì 20 gennaio 2011
♠ Piccole notizie ( I )...
C'è una piccola notizia che si fatica trovare sui giornali e, men che meno, sui telegiornali.
Anche perché, oramai, non è più una notizia.
Domenica sera un giornalista russo è stato trovato morto. Accoltellato.
Ormai non è più una notizia l' "accidentale" morte violenta di giornalisti in Russia.
E allora è ancora più improvvido il gesto che fece il signor B, qualche mese fa, in conferenza stampa, dopo una domanda di una giornalista:
in questo link potete trovare l'elenco (non esaustivo...) dei giornalisti morti negli ultimi anni in russia.
Al primo posto c'è indicato un giornalista italiano, sconosciuto ai più: Antonio Russo.
Qualche mese fa è caduto il decimo anniversario del ritrovamento del suo corpo. Non avevo ancora aperto il blog, non ho potuto dedicargli un post. Riparo oggi.
Mi ricordo perfettamente quando giunse la notiizia del ritrovamento del corpo di Antonio Russo. Pensai subito "oggi siamo un po meno liberi"
Perché Russo era un inviato che viveva sul campo le notizie. Non stava in albergo e faceva corrispondenze con le veline di regime ( epica fu la sua polemica, nell'ex-Jugoslavia, con l'inviato Rai in albergo e lui sperduto nei villaggi in mezzo alla guerra ...)
L'ultimo suo periodo l'ha vissuto tra la Georgia e la Cecenia, quasi unico testimone di quanto succedeva la, lontano da occhi indiscreti.
Radio Radicale ha fatto un ricordo di lui, che vi ripropongo:
Questo perchè Antonio Russo è un nostro connazionale di cui si può essere fieri....
martedì 18 gennaio 2011
♣ Una cosa che non ho mai detto su Gilles Villeneuve.
prima di seguire il calcio inglese, ero appassionatissimo di automobilismo in generale e di Formula 1 in particolare.
Per caso stamane, per qualche strano link mentale, mi sono ricordato che il 18 gennaio 1952 nasceva Gilles Villeneuve.
Molti considerano Villeneuve uno dei più grandi piloti di tutti i tempi.
Non sono d'accordo. Ma non l'ho mai detto. Perché i sostenitori della Ferrari sono dogmatici. O con loro o contro di loro.
Ora nel mio blog posso dirlo.
Villeneuve non è stato il più grande pilota di tutti i tempi.
A mio avviso non è stato neanche tra i più grandi.
Fangio, Moss, Clark; Surtees, Graham Hill, Stewart e, forse, Lauda. Stop. Dopo questi la formula 1 non è stata più la stessa. Quando le performance delle gomme e della vettura sono diventate preponderanti rispetto alle qualità del pilota, la formula 1 è morta.
Ecco Villeneuve è stato il più grande istrione della formula 1, ha portato spettacolo, ha stregato le folle.
Ma con questo non si vince.... ma si entra nel cuore delle persone.
Purtroppo è morto giovane.
Ma questo lo ha fatto entrare nel mito.
Bellissimo il suo duello con Arnoux a digione nel 1979 (gara della prima vittoria del motore turbo in formula1) di cui si riferisce la foto a fianco.
E poi il ritorno su 3 ruote in olanda , sempre nel '79.
Anche Enzo Ferrari fu stregato da quel giovanotto canadese. Ma lo affiancò sempre con un pilota solido (Reutemann, Scheckter, Pironi)...
♥ saccheggiando
mi han detto:"E' vecchio tutto quello che lei fa,
Ma il tempo emigra mi han messo in mezzo
non son capace più di dire un solo no
Ti vedo e a volte ti vorrei dire
ma questa gente intorno a noi che cosa fa?
Fa la mia vita, fa la tua vita
tanto doveva prima o poi finire lì
ridevi e forse avevi un fiore
non ti ho capita, non mi hai capito mai
Fatti pagare, fatti valere
più abbassi il capo più ti dicono di si
e se hai le mani sporche che importa
tienile chiuse nessuno lo saprà
portami via, fa tanto freddo,
ho schifo e non ne posso più,
facciamo un cambio prenditi pure
quel po' di soldi quel po' di celebrità
ma dammi indietro la mia seicento,
i miei vent'anni e una ragazza che tu sai
(saccheggiando Luci a San Siro......)
domenica 16 gennaio 2011
♠ Praga, 16 gennaio 1969
La lapide recita più o meno così: a tutti quelli che hanno sacrificato la vita per una idea, e per la libertà di professarla.
A Praga, in piazza San Venceslao, il 16 gennaio 1969, Jan Palach si diede fuoco, come estremo gesto di protesta contro al dura repressione sovietica a seguito della “primavera di Praga”; dopo di lui altri studenti seguirono il suo esempio.
C’è qualcosa di tragico, epico, drammatico in chi compie un gesto di protesta cosi definitivo, sia che sia uno studente cecoslovacco, un monaco buddista vietnamita, o il lasciarsi morire di fame dei nordirlandesi. E’ un gesto che merita rispetto e che scuote le coscienze….
Ho avuto al fortuna di andare a Praga nel 1990 (o giù di lì), e mi sono trovato a passeggiare per piazza San Venceslao. Conoscevo la storia di Jan Palach (anche grazie a Guccini) ma non ero pronto a vedere quello che c’era.
Piazza San Venceslao più che una piazza è un vialone (tipo le ramblas di Barcellona per intenderci); circa a metà c’era una fioriera con un diametro di circa un metro, simile a tutte le altre. Ma questa non conteneva fiori. Mi sono avvicinato per vedere meglio:
All’interno di questa fioriera c’erano le foto di alcuni degli studenti che si erano immolati, dentro a una bustina trasparente, fissata su un fil di ferro piantato nel terreno; qualche fiore, portato da una ignota mano, messo in un paio di barattoli da fagioli vuoti. Attorno, lungo tutto il bordo della fioriera, uno strato di circa venti centimetri di cera, di mille colori, lasciata dalle candele accese per ricordare quei martiri….
Sono passati vent’anni ma l’emozione è ancora fortissima nel raccontarlo.
L’interprete mi raccontò che di notte si andava a portare i fiori e accendere le candele perché le guardie chiudevano un occhio, ma di giorno era tassativamente proibito anche solo fermarsi un attimo lì…..
Ho lasciato un pezzetto di cuore a Praga, anche perché ho avuto la fortuna di esserci in un momento particolare. Erano passati pochi mesi dalla rivoluzione di velluto, Havel era appena diventato presidente.
C’era un’atmosfera strana, come i primi giorni di sole dopo un lungo inverno. Si respirava nell’aria, si vedeva nei volti delle persone la voglia di aprirsi al mondo, di sentirsi liberi, di riassaporare la propria dignità. Questo mi ha colpito dei Praghesi: la loro dignità.
Vestivano abiti consunti, ma puliti, ordinati. E’ difficile descrivere quelle sensazioni: la sensazione di un mondo che sta cambiando, sta sbocciando..
L’interprete che mi chiedeva se gli potevo regalare il giornale italiano dopo che l’avevo letto….
Le ragazze (bellissime) che sorridevano ma anche arrossivano per un nonnulla.
E la birra…. E l’ospitalità….
Sì, ho lasciato un pezzetto di cuore a Praga.
Dopo qualche anno ci è andato un mio cugino. Quando ci siamo visti ne abbiamo parlato.
Abbiamo parlato del ponte di Carlo, della Torre dell’Orologio….
Gli ho chiesto del negozio di articoli russi dietro la torre dell’orologio, dei vecchi tram gialli sferrazzanti…
All’improvviso mio cugino mi ha stoppato e mi ha detto:
Non andare mai più a Praga.
Perché? – gli ho chiesto.
Perché la Praga che hai visto tu non esiste più. E’ piena di cartelloni pubblicitari, anche gli stessi tram non sono più gialli ma sono del colore di uno sponsor. E’ diventata una città occidentale…. Non rovinare il bel ricordo che porti nel tuo cuore….
Non so se ritornerò mai a Praga.
Ma in quella Praga che ho “respirato” ho lasciato un pezzetto di cuore……
mercoledì 12 gennaio 2011
♣ David vs. Goliath again!
Nel weekend appena trascorso si è disputato il 3° turno della FA Cup 2010/11.La FA Cup non è un semplice torneo di calcio, è una leggenda.
Innanzi tutto è il più vecchio torneo di calcio, la cui prima edizione risale al 1872, molto prima della nascita del campionato nazionale. Per molto tempo la vittoria dell’FA cup era molto più prestigiosa della vittoria del campionato.
E’ una leggenda per la sua struttura e le sue regole. Il torneo inizia in estate con i turni preliminari in quanto le squadre iscritte sono tantissime, l’edizione 2010/11 conta 759 partecipanti (sì, settecentocinquantanove, e non è il record…).
Con il terzo turno entrano nel torneo le “grandi”: le squadre di Premier League e Championship e le squadre sono rimaste 64.
Il sorteggio che determina le 32 partite è assolutamente libero, senza fasce, senza teste di serie: chiunque può giocare contro chiunque.
Infatti, nel turno appena trascorso, il sorteggio ha messo di fronte il Manchester United e il Liverpool, le 2 squadre più blasonate d’Inghilterra e il Wycombe contro l’ Hereford entrambe di League 2 (4a serie)…..
Partita secca, eliminazione diretta; in caso di parità, replay: si rigioca a campi invertiti.
Il sorteggio libero permette a squadre di pari categoria di scontrarsi ma succede a volte che invece squadre di primo piano si scontrino con squadre di serie inferiore, un po come Golia contro Davide. Qui sta la magia dell’FA Cup. Spesso, come nella storia biblica sono le piccole squadre a buttare fuori dal torneo le grandi squadre, facendo “la partita della vita!”.
Succede. Spesso.
E’ successo l’anno scorso, il Manchester United campione d'Inghilterra eliminato in casa propria dal Leeds, nobile decaduta allora in League 1 (la terza serie.)
E’ successo quest’anno: il Newcastle è stato eliminato dal Stevenage : Golia in premier League, Davide in league 2: praticamente 4 serie di differenza….
Ce ne sono decine di queste storie, alcune epiche.
In ogni edizione, in ogni turno ci possono essere queste piccole favole.
E questo è il fascino dell’FA CUP!
Anche in Wycombe-Hereford, il Wycombe (3° in campionato) è stato eliminato dall’Hereford (24esimo e ultimo….)
martedì 11 gennaio 2011
♦ Faber
Credo che l'omaggio più sentito sia quello di ricordarlo con una delle sue canzoni.
Sì, ma quale?
Ce ne sono tante bellissime.
Dalle classiche (Canzone di Marinella, La guerra di Piero) alle più intense (Canzone dell'amore perduto) alle più divertenti (Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers) alle più....
Non è facile scegliere una canzone di De Andrè.
E allora scelgo una canzone non molto conosciuta: Un Chimico.
Scelgo Un Chimico perché mi ricorda uno dei libri a cui sono più legato: Antologia di Spoon River.
Ma la scelgo anche perché mi ricorda Andrea e la sua chitarra.
Andrea è una delle persone più nobili che io abbia mai conosciuto; purtroppo il lavoro e l'amore l'hanno portato lontano per cui lo vedo raramente.
Io ero poco più di un bambino e lui allietava le serate in quella vecchia casa in collina, davanti al fuoco, con la sua chitarra.
E tutti a cantare: Battisti, Venditti, Guccini, De Andrè, Baglioni..... un po di tutto.
Ma era inevitabile che lui, studente universitario in chimica industriale, non cantasse, prima o poi Un Chimico....
domenica 9 gennaio 2011
♥ “sai, sta diventando una buona mamma…..”
Ovviamente è capitato anche a me. Ho rincontrato un vecchio amico, di qualche anno più giovane di me, che non vedevo da tempo.
Credo che l’ultima volta che avevamo scambiato 2 parole, è stato in ospedale, più di 6 anni fa: lui era appena diventato papà, io accompagnavo mia moglie ad uno degli ultimi controlli prima della nascita di Aie.
Poi ho avuto notizie frammentarie, più dovuto al gossip dei piccoli paesi della bassa, che a cose concrete.
Si diceva che era rimasto solo a crescere il figlio, e del destino della mamma del bimbo ne ho sentite di ogni, ma non essendo amante del gossip, non ho ascoltato più di tanto.
Mi sono ritrovato ad una festa di bimbi con lui, dal momento che i nostri figli sono compagni di classe. L’occasione giusta per ricordare i vecchi tempi, parlare dei comuni amici come va, come non va e cose così…..
Ovviamente si è scivolato anche sui figli e, inevitabilmente, si è parlato anche di mamme.
Da come mi parlava, pensava che io fossi al corrente di tutto, così non è, ma non ha importanza….
Ho capito che c’era qualcosa di più serio e profondo di quanto il gossip indicava.
Sì, è vero. Non vivono più insieme. Ma la mamma è ancora qua. Non è tornata al suo paese ( a circa 300Km ).
E sta cercando faticosamente di recuperare il suo ruolo di mamma.
Ad un certo punto mi ha detto: “ sai, sta diventando una buona mamma…” E l’ha detto con uno sguardo stanco, malinconico ma dolcissimo….
Io non so se lei sta diventando una buona mamma.
Ma so che lui, come papà, merita un monumento.
mercoledì 5 gennaio 2011
♦ VALERIE
Non posso convincerti che questo non è uno dei loro trucchi, ma non m’importa.
Io sono io, e non so chi sei ma ti amo.
Ho una piccola matita che non hanno mai trovato. Sono una donna. La nascondo dentro di me.
Forse non potrò scriverti più, così questa è una lunga lettera sulla mia vita.
E’ al sola autobiografia che scriverò mai, e devo scriverla sulla carta igienica.
Sono nata a Nottingham nel 1957, e pioveva sempre. Dopo le Elementari e le Medie, andai in un collegio femminile, volevo fare l’attrice.
Incontrai la mia prima amica a scuola.
Si chiamava Sara. Aveva quattordici anni, e io quindici. Eravamo tutte e due allieve della signorina Watson.
I suoi polsi. I suoi polsi erano bellissimi.
Durante l’ora di biologia, guardavo il vasetto con dentro il feto di coniglio sotto spirito. Il signor Hird diceva che è una fase adolescenziale da cui si esce.
Sara ne uscì. Io no.
Nel 1976 smisi di fingere e presentai ai miei genitori una ragazza di nome Christine.
Una settimana dopo mi trasferii a Londra e mi iscrissi ad arte drammatica. Mia madre disse che le avevo spezzato il cuore; era la mia integrità che mi importava. È così egoistico? E’ a buon mercato, però è tutto ciò che ci resta.
E’ l’ultimo centimetro di noi che ci resta.
Ma in quel centimetro siamo liberi.
Londra. A Londra ero felice. La mia prima parte fu quella di Dandini in Cenerentola. Il mondo era bizzarro, ignoto e frenetico, con quelle platee invisibili dietro i riflettori incandescenti e quell’emozione spasmodica. Ero elettrizzata, e sola. Di sera andavo nei club, ma me ne stavo più che altro per i fatti miei.
L’ambiente non mi piaceva: c’erano tanti che volevano solo essere gay, era la loro vita, la loro ambizione, non parlavano d’altro.
Io volevo qualcosa di più!
Il lavoro andava bene, nei film mi davano sempre parti più importanti.
Nel 1986 interpretai “ The salt flats”. Alla critica piacque, al pubblico no.
Conobbi Ruth durante la lavorazione. Ci amavamo. Vivevamo insieme e il giorno di S.Valentino lei mi mandava delle rose. Dio quanto avevamo! Furono i tre anni più belli della mia vita.
Nel 1988 ci fu la guerra…
… e poi non ci furono più rose.
Per nessuno.
Nel 1992, dopo il colpo di stato, cominciarono ad arrestare i gay. Presero Ruth mentre era fuori a cercare da mangiare. Perché hanno tanta paura di noi?
La bruciarono con delle sigarette accese e la costrinsero a fare il mio nome. Firmò una denuncia secondo cui l’avevo sedotta.
Non gliene feci una colpa! L’amavo. Non gliene feci una colpa. Ma lei sì.
Si uccise nella sua cella. Non poteva sopportare d’avermi tradita, d’aver rinunciato a quell’ultimo centimetro. Oh Ruth!
Vennero a prendermi. Dissero che avrebbero bruciato tutti i miei film.
Mi rasarono i capelli, mi misero la testa in un water, si scambiavano barzellette sulle lesbiche. Mi portarono qui e mi diedero dei farmaci. Non sento più la lingua. Non riesco a parlare.
L’altra donna gay che era qui , Rita, è morta due settimane fa. Credo che anch’io morirò presto.
Strano che la mia vita debba finire in un posto terribile come questo, però per tre anni ho avuto delle rose e non ho dovuto giustificarmi con nessuno.
Morirò qui: ogni centimetro di me perirà tranne uno.
Un centimetro.
E’ piccolo, è fragile ed è l’unica cosa al mondo che vale la pena di avere.
Non dobbiamo perderlo, o venderlo, o cederlo.
Non dobbiamo permetter loro di portarcelo via.
Non so chi sei, né se sei un uomo, o una donna. Forse non vedrò mai la tua faccia. Non ti abbraccerò mai, non piangerò mai con te, non mi ubriacherò mai con te. Però ti amo.
Spero tu riesca a fuggire da qui. Spero che il mondo cambi, che le cose vadano meglio e che un giorno ci siano ancora rose per tutti.
Vorrei poterti baciare.
Valerie
Conosco ogni centimetro di questa cella. Questa cella conosce ogni centimetro di me. Tranne uno.
Chi ha visto il film “V for vendetta” magari si ricorda di questa lettera. I più fortunati, che hanno letto il fumetto, l’avranno letta in questa versione.
Io l’ho letta decine di volte. Tutte le volte mi emoziona.
L’ho condivisa con alcune persone a cui volevo veramente bene e che, in quel momento erano in difficoltà.
La voglio condividere con voi. Lasciate perdere tutto il contorno dell’essere gay di Valerie (con tutto il rispetto per i gay).
E’ il resto che mi interessa, E’ il rispetto di se stessi, E’ il nostro ultimo centimetro, che dobbiamo coltivare come il tesoro più prezioso. E farlo crescere.
Io sono io. Non sono quello che mio padre, mia madre, mia moglie, il mio datore di lavoro i miei amici vogliono che io sia.
Fino a che ho cercato di rispondere alle aspettative degli altri non sono mai stato felice. Quando ho capito che dovevo rispondere solo alle aspettative del mio centimetro, del mio cuore, ho trovato la serenità.
Che non vuol dire che faccio quello che mi pare, perché se ho rispetto del mio ultimo centimetro, devo averlo anche per quello degli altri!
E’ una questione anche di autostima. Io sono io e non posso permettere a nessuno di pestare la mia anima. Io sono unico. Come tu che stai leggendo. E il far fruttare la mia unicità è il dono che più grande che posso fare al mondo.
Ho visto troppe persone che si sono buttate via per mancanza di autostima. E il mio cuore urla di rabbia quando vedo questo. Ero così anch’io, ho avuto la fortuna di leggere questa lettera in un periodo difficile della mia vita e mi ha aiutato a trovare al chiave per superarlo. E di questo non ringrazierò mai abbastanza il mio cattivo maestro.
“ per tre anni ho avuto delle rose e non ho dovuto giustificarmi con nessuno “
Auguro a tutti voi delle rose…….
lunedì 3 gennaio 2011
♥ si può prendere lezioni da un WC?
Sera del primo gennaio. Festivo. Sabato. il giorno più sventurato per un guasto.
E invece succede. Uno dei più ignobili: il WC che non fa più il suo dovere.
L'onere del capofamiglia è quello di occuparsi anche di questi (tristi) frangenti..... E' un lavoro di merda (mi si scusi il francesismo...), ma qualcuno lo deve fare!
Smanetto un pò nel bagno, nessun risultato apprezzabile. Rimando all'indomani l'attacco all'esterno, causa oscurità.
Rimugino tutta notte, sognando scenari apocalittici, conti astronomici dell'idraulico, rischio di demolizioni forzate....
Al mattino, con la determinazione di chi è nel giusto (e non ha nulla da perdere...) attacco l'esterno.
In pochi minuti riesco a venire a capo della questione: WC in perfetta efficienza!
Rientro in casa soddisfatto del risultato, chiamo mia moglie e le comunico la buona riuscita dell'operazione.
Lei mi guarda, dolce e soave, e mi dice: - "Ma io SAPEVO che tu l'avresti risolto! ".
"Io no...." penso tra me e me.
E allora è così:
Capita spesso che le persone che ci sono attorno hanno più fiducia nei NOSTRI mezzi di noi stessi.
E capita spesso che abbiano ragione Loro.
cosa mi tocca imparare da un WC!
sabato 1 gennaio 2011
♥ BUON ANNO RAGAZZI !
BEURP!
(Scusate....)
comunque
BELLE E BRUTTI,
BUON ANNO A TUTTI!
Lopo