Ed io non faccio eccezione. C’è un posto, nascosto nell’appennino tosco romagnolo, dove ho passato i momenti più intensi, belli e brutti, della mia gioventù, dove ho detto per la prima volta “ti voglio bene” e dove spesso ho pianto per amori non corrisposti, dove ho conosciuto il cameratismo con gli amici, dove ho architettato gli scherzi più divertenti, dove ho imparato il mettersi al servizio degli altri….
La prima volta che ho visto quella vecchia, grande casa avrò avuto si e no sei anni, e per me, era perfettamente descritta da questa canzone di Sergio Endrigo :
Era una casa molto carina
Senza soffitto senza cucina
Non si poteva entrarci di dentro
Perché non c'era il pavimento
Non si poteva andare a letto
Perché in quella casa non c'era il tetto
Non si poteva fare la pipì
Perché non c'era vasino lì…
Sì, era praticamente un rudere, ma aveva qualcosa di magico, in quel posto misterioso si accorciavano le distanze tra le persone e tra le generazioni: gli adulti tornavano un po’ bambini, i bimbi venivano responsabilizzati e diventavano più grandi.
Ognuno aveva un compito: cucinare, andare a prendere l’acqua, fare il muratore, lavare i piatti, fare l’idraulico, apparecchiare il tavolo…. E tutti col sorriso, con la voglia di esserci.
Era una festa essere là, una grande famiglia di 40/50 persone.
Una delle persone più importanti di quell’ambiente era un omone grande e grosso, che con le sue mani, un paio di pinze, un martello e poco altro, era in grado di riparare o costruire qualsiasi cosa…..
Mi ha sempre ricordato Anacleto, l’assistente di Merlino nella “spada nella roccia” , burbero ma con un cuore grande, sempre disponibile per chiunque, apparentemente distaccato ma sempre presente.
Negli anni la casa è stata poco a poco ricostruita, e la magia è continuata.
Ricordo l’estate dei miei 16 anni, estate di siccità, la sorgente non dava più acqua, occorreva stendere una tubazione per prelevare acqua da una altra sorgente, più lontana e più impervia. Anacleto prese un gruppetto di noi adolescenti e ci guidò in quella che era un’impresa per tutta la comunità. Eravamo inebriati da quel risultato e decidemmo di fare una festa: andammo in dispensa, rubammo alcuni cocomeri e li nascondemmo in diversi punti nei dintorni della casa, per poi tornare a prenderli alla sera e fare baldoria con le ragazzine lì presenti. Non ne trovammo nessuno. Anacleto, che aveva mangiato la foglia ce li trovò TUTTI! TUTTI! Non ne sbagliò uno. Tornammo scornati, Anacleto era seduto alla sua solita sedia, davanti a casa, ci accolse con il suo caldo sorriso:
perso qualcosa, ragazzi?
Ma poi il cocomero ci fu per tutti. Non c’era stato l’atteggiamento dell’adulto in Anacleto, ma la giocosa voglia di darci una piccola lezione…
E ora? La casa è ancora la, ma tante cose sono successe, quasi nessuna bella. L’ultima volta che l’ho vista è stato quasi 10 anni fa e molti di più dall’ultima volta che ci ho dormito….
E’ rimasto affetto con alcune delle persone con cui si è condiviso questi momenti.
Alcune non ci sono più. Come Anacleto.
Ma a me piace ricordarlo con il suo passo lento. E il suo sorriso quando ci “rubò” i cocomeri.
Te lo dovevo Anacleto.
Con tutto il cuore.
bel ricordo
RispondiEliminaeh sì.
RispondiEliminaho molta nostalgia per quella casa e quello che si viveva in quella casa...
Mi sarebbe piaciuto che anche i miei figli avessero respirato quell'aria.
Peccato che per la scelleratezza di una persona tutto si sia sgretolato...